Il dossier Corriere Salute n. 26, allegato al Corriere della Sera del 21 luglio 2022, si è occupato della complessa tematica delle “Bugie”.

 Il Coordinatore del Dossier, dott. Danilo Di Diodoro, ha intervistato anche il collega dott. Euro Pozzi che opera presso il nostro studio “Psicoterapie”. L’intero Dossier Salute sviluppa il tema Bugie in modo ampio e ben documentato.

Riportiamo di seguito la risposta data dal dott. Pozzi.

Domanda (intervistatore)

D: Le bugie possono avere una funzione psicologica positiva, in particolare nell’adolescenza quando marcano l’individuazione di uno spazio interiore autonomo e stanno a indicare la progressiva definizione dell’identità, la sperimentazione del senso di segretezza e di nuove immagini di sé.

R: Come psichiatra sarei portato a pensare alle bugie come un problema connesso a una

patologia, ma dato che ho una formazione psicodinamica e posso basarmi anche sull’esperienza di consulente presso una Comunità per adolescenti, sono portato a ripensare a qualunque manifestazione psichica o sintomo in termini dinamici. E quindi attribuisco anche un possibile valore evolutivo alle bugie. (Euro Pozzi è membro dell’Association européenne de psychopathologie de l’enfant et de l’adolescent (AEPEA). In psichiatria esistono quadri clinici caratterizzati dalla bugia reiterata: la persona esprime la sua specifica psicopatologia attraverso il costante ricorso a bugie. In certi casi si arriva perfino a quella che viene chiamata “pseudologia fantastica”. Un caso dalla mia pratica clinica: un paziente sosteneva di detenere il record mondiale dei 100 metri realizzato con un tempo straordinario, ma anche di essere la persona che aveva inventato l’elenco telefonico. Un’idea che gli sarebbe venuta dal momento che lui conosceva tutti i numeri di telefono a memoria. Bugie con una loro funzione psicologica, dal momento che si trattava di una persona con un grave deficit fisico fin dalla nascita, per la quale le bugie rappresentavano un tentativo di negazione di una realtà difficile da accettare. Un fenomeno psicologico ben noto.

Ma il valore psicologico delle bugie può essere molto diverso durante l’età evolutiva. Nell’infanzia e nell’adolescenza tutti abbiamo fatto ricorso a piccole bugie che talvolta sono state oggetto di reprimenda da parte dei genitori, mentre altre volte sono passate inosservate. Magari solo l’aver “rubato” la marmellata o aver fatto “fughino” da scuola. Ovviamente, in entrambi i casi non si tratta di espressioni di una sottostante patologia, ma piuttosto di tappe necessarie in direzione della soggettività, della definizione della propria identità. Sono le normali tappe lungo il complesso processo di separazione/individuazione che passa necessariamente dal linguaggio per approdare all’affrancamento dal pensiero dell’altro. Sto parlando del processo che progressivamente ci porta verso una seconda nascita “sociale”. Infatti, in origine il bambino vive il legame primario, tipicamente con le figure genitoriali, nella certezza che l’adulto conosca tutti i suoi pensieri. Quando tutto fila liscio questa convinzione corrisponde in qualche modo alla realtà, ad esempio nel rapporto madre-figlio. E in effetti le madri ne sanno un bel po’ sulle esigenze fisico/psichiche dei figli piccoli e questo permette loro di rispondere adeguatamente a tutte le loro necessità. In una fase successiva, il bambino a propria volta conosce i pensieri materni e fa di tutto per corrispondervi, oppure fa i “capricci” (ma può farli solo perché sa bene come corrispondere). Con le piccole bugie il bambino e l’adolescente sperimentano il fatto che l’adulto non conosce i propri pensieri. È l’inizio di una nuova libertà, ma anche della responsabilità e della solitudine. Un confronto che può talvolta risultare intollerabile, ma è evolutivamente necessario. A volte mi chiedo che ne sarà di questi ragazzi che ormai non possono più fare fughino da scuola perché sorvegliati a vista sia dagli insegnanti sia dai genitori attraverso app che funzionano come un braccialetto elettronico. Se ci pensiamo bene a ciascuno di noi è capitato di commettere azioni di cui poi ci siamo pentiti ma che abbiamo tenuto per noi, perché ce ne vergognavamo. Allora abbiamo dovuto raccontare balle alle quali per fortuna altri hanno creduto. Può anche accadere che alcuni individui rimangano poi impigliati nella rete di menzogne che hanno costruito per evitare il confronto con i propri vissuti di inadeguatezza e allora diventano bugiardi cronici. Non è raro il caso di studenti universitari, ne ho incontrati alcuni, che aspettano il giorno dell’agognata laurea, con tanto di parenti mobilitati e festeggiamenti prenotati, per rivelare ai genitori che non avevano mai fatto nessun esame, generando vere e proprie tragedie familiari. E dire che questi ragazzi per anni avevano falsificato il libretto universitario perché conoscevano i sacrifici e le aspettative dei genitori e non tolleravano l’idea di deluderli.

Dott. Euro Pozzi