Nascita e genitorialità: un percorso evolutivo

Diventare genitori

La gravidanza e la nascita di un bambino possono risvegliare nei genitori sentimenti, speranze e paure nascoste. Questi pensieri e sentimenti, che possono sorprendere i neo genitori, vengono affrontati meglio se vi è consapevolezza che anche il diventare genitori è un processo evolutivo che implica cambiamenti psicologici importanti per l’individuo, per la coppia e in generale per tutta la famiglia. Ogni genitore è stato a sua volta un bambino. Le emozioni, le passioni e i vissuti dell’infanzia permeano e danno forma all’identità e alla personalità dell’adulto sia che egli ne sia consapevole o che non lo sia.

La nascita di un bambino evoca nel genitore ricordi e sentimenti legati alle proprie esperienze di accudimento. Queste possono essere permeate di ricordi di esperienze felici, di calore e di sicurezza, ma anche di ricordi ed emozioni dolorose legate alla mancanza di cure amorevoli, di vissuti di perdita, solitudine o altro.

Ogni genitore si affida ai modelli di genitorialità che ha esperito durante la propria infanzia, nel tentativo o di ripeterli, se questi sono stati positivi, o di essere con il proprio figlio diverso da come i propri genitori sono stati con lui.

Spesso il desiderio di essere un certo tipo di genitore nei confronti dei propri figli fa sì che si avvii naturalmente e in maniera armoniosa il processo del legarsi affettivamente ai propri figli per fornire loro un ambiente amorevole e attento ai loro bisogni, condizione che a sua volta pone le basi per uno sviluppo armonioso della personalità del bambino.

A volte però, nonostante i genitori facciano del loro meglio, le cose non vanno come si sarebbe desiderato. Questo avviene perché i modelli di genitorialità tendono a ripetersi in maniera automatica, o per meglio dire inconscia.

Capita a molti genitori l’esperienza sconcertante di sentire la voce di un nonno o di una nonna improvvisamente fare capolino nelle loro parole o nel tono di voce mentre si rivolgono al figlio, o sentire un genitore dire: “Faccio come mia madre, quando in realtà volevo essere diversa”.

La ricerca nel campo della psicologia evolutiva ci dice che sono proprio quei genitori che hanno chiuso le proprie esperienze infantili in una parte poco accessibile della propria psiche che tendono a ripetere la propria storia infantile con i propri figli. Più un genitore è in contatto con le esperienze affettive della propria infanzia meno sarà guidato da queste in maniera inconsapevole e automatica e più sarà attento e disponibile ai bisogni e alle comunicazioni affettive del proprio bambino. L’essere in contatto con il proprio mondo emotivo può quindi aiutare il genitore a creare un senso di sicurezza nel bambino fin dai primi momenti.

I bisogni affettivi del bambino nei primi mesi di vita

I primi mesi di vita sono molto importanti per lo sviluppo fisico, mentale ed emozionale del bambino ed influenzano lo sviluppo della sua personalità futura e del suo modo di entrare in relazione con gli altri. I bambini sono equipaggiati e preparati a interagire con il mondo sociale e fisico che li circonda fin dal primo momento di vita. Essi sono in grado di riconoscere la voce della madre già alla nascita e il suo viso fin dai primi giorni e sono estremamente sensibili allo stato emotivo di chi si prende cura di loro.

Il neonato ha bisogno che il genitore sia sensibile e interessato al suo mondo interno quanto ai suoi bisogni fisici. Il momento del pasto, del sonno e della pulizia possono essere momenti molto importanti d’intimità, tenerezza e scambio affettivo tra genitore e bambino. Attraverso lo sguardo, le parole, il contatto fisico e i primi giochi d’interazione si stabilisce un legame e s’instaurano i primi cicli ritmici che scandiscono i primi mesi di vita del bambino.

I primi cicli ritmici del neonato oscillano tra lo stato di veglia e di sonno, la sensazione di sazietà e la fame, stati di rilassamento e stati di eccitazione. Imparare a conoscere i bisogni e i ritmi del proprio bambino e imparare ad adattarsi pian piano è un compito fondamentale durante i primi mesi.

I bambini comunicano le proprie emozioni e sensazioni attraverso il pianto, la mimica, il movimento, il sorriso e i primi vocalizzi. La disponibilità del genitore a rispondere prontamente e in maniera appropriata ai segnali del bambino nei primi mesi di vita è un prerequisito indispensabile per la creazione di un legame sicuro tra bambino e genitore. All’inizio i bambini non sono in grado di tollerare frustrazioni e ritardi, ma pian piano imparano che il genitore risponde e questo crea un senso di fiducia e sicurezza nel bambino che impara a tollerare periodi di attesa un po’ più lunghi.

Non sempre è facile per un genitore sapere di che cosa il bambino ha bisogno, ma questo diventa più facile man mano che il genitore comincia a conoscerlo. Tutti i bambini hanno bisogno della presenza e della rassicurazione dell’adulto, ma alcuni bambini possono essere più difficili di altri da calmare e consolare. Il bisogno di essere in relazione con le figure di accudimento e di avere con queste uno scambio affettivo soddisfacente è parimenti importante all’essere nutrito e tenuto al caldo.

Questo non significa che il bambino abbia bisogno di un genitore perfetto che non sbaglia mai, ma che ha bisogno di un genitore sufficientemente sensibile, disponibile e desideroso di entrare in contatto e conoscere il proprio bambino.

Federica Melandri