Pier Francesco Galli è morto a 92 anni il 13 luglio scorso. Era medico, psicologo clinico e psicoanalista. Nato a Nocera Inferiore, viveva a Bologna da molti anni.
Credevo fosse immortale. Io l’ho conosciuto a Milano nel 1971, quando ero una studentessa di Lettere moderne all’Università Statale di Milano, e dove allora lui viveva e lavorava. Per una serie di fortunate coincidenze, una conoscente mi propose di prendere il suo posto come segretaria di redazione di una rivista intitolata “Psicoterapia e Scienze Umane”, fondata da Galli quattro anni prima. Accettai e questo fu il primo atto di una svolta professionale importante, che mi portò a prendere una seconda laurea in psicologia a Padova e a formarmi come psicoanalista. Furono anni intensi quelli di Milano, dove mi prendevo cura di questa rivista, che è tutt’ora considerata una delle più autorevoli nel campo psicoanalitico e unica nella sua impostazione, poiché fa dialogare tra loro modelli psicoanalitici differenti e la psicoanalisi con le altre scienze umane. Senza mai dimenticare la contestualizzazione storica delle teorie. Galli fu, oltre che un clinico, un teorico e un politico, nel senso che la psicoanalisi, nella sua visione, non poteva essere solo la scienza della mente, ma doveva servire anche a comprendere la società. La formazione degli operatori dei Servizi pubblici fu una delle sue principali attività. Una parte importante della sua opera ha anche riguardato l’editoria, con le due collane di psichiatria, psicologia e psicoanalisi edite da Feltrinelli e da Boringhieri da lui dirette.
Sabato 9 novembre, giorno in cui sarebbe caduto il suo novantatreesimo compleanno, alle 14 verrà proiettato al cinema Modernissimo di Bologna un film di Francesco Merini, dal titolo “ Pier Francesco Galli. I settant’anni di un maestro”, per chi volesse conoscere meglio, anche sotto l’aspetto umano, questo grande intellettuale dei nostri tempi, che ha offerto fino alla fine a chi lo ha conosciuto un contributo importante, di pensiero e di presenza.
Adriana Grotta